venerdì 13 novembre 2009

La poetica del Fantantonio da Bari vecchia



Cassano in nazionale! Cassano a casa!

Mi rendo conto che stanno rompendo un po' le balle, ma vorrei aggiungere una breve considerazione. Premetto che sono pro-Cassano per motivi tecnici e per come vedo il calcio, ma vorrei parlare dell'aspetto "storico-motivazionale".
Antonio Cassano nasce a Bari nel 1982 (il giorno dopo la vittoria "mundial"), in quella parte di Italia di cui si parla sporadicamente e a scopi sensazionalistici.
Il piccolo Antonio assume il cognome materno, dal momento che il padre non vuole riconoscere il frutto di un rapporto extra-coniugale. Cresce in una realtà difficile, dove impara ad "arrangiarsi".
C'è un particolare, però. Come tutti i bambini Antonio dà qualche calcio al pallone e scopre che la cosa gli riesce benino. La testa però non è delle migliori, e solo grazie alla dedizione dei tecnici del settore giovanile del Bari, Antonio riesce a mettere a frutto questo talento.
A 17 anni arriva la notorietà, e con essa un esercito di amici, parenti, (tra cui, toh, il padre), e beneauguranti che lo circondano. La metamorfosi del brutto e povero anatroccolo in star avviene definitivamente con il miliardario passaggio alla Roma.
Riguardo queste felici evenienze della sua vita Antonio ha una teoria molto semplice, tanto che ebbe a dire:
"Ho vissuto 17 anni da pezzente e nove da ricco, me ne mancano ancora otto per pareggiare"
Con il suo background non sorprende che abbia avuto molti problemi interpersonali nella sua carriera. Forse sorprende di più che ne sia venuto fuori abbastanza bene, e che si sia distaccato dall'entourage mafioso dei primi anni (molti suoi amici e parenti sono stati arrestati con questa accusa).
Questa digressione sulla sua vita serve per capire come si è suddivisa l'Italia del pallone su questo personaggio. C'è chi non gli perdona quel talento enorme, e vorrebbe che fosse capitato ad un ragazzo "serio" con la faccia pulita (non piena di brufoli..), anzi lo vorrebbe per sè e glielo invidia terribilmente. Poi c'è chi, come me, non riesce proprio a provare invidia per la vita che è toccata a Cassano, nonostante i soldi e il resto.
Confesso il mio sogno romantico. Cassano che ci fa vincere il mondiale e diviene il simbolo dell'Italia nel mondo. Così, in un classico contrappasso Dantesco, l'orgoglio nazionale è figlio dell'Italia peggiore, e la riscatta per una notte: "dai diamanti non nasce niente, dal letame.."

Poi, oh, capisco pure chi si schiera dalla parte del "lampadato" che guida la nazionale. Un tipo che quando va da qualche parte è preceduto di 10 minuti dal suo Ego.