lunedì 14 febbraio 2011

American Pastoral








Come può la vita di un uomo rivelarsi completamente diversa da quanto credesse?

La risposta è molto semplice, e non sarà necessario leggere tutto "Pastorale Americana" per scoprirla. Dovrebbe bastare, a tale scopo, il sunto presente sul retro della vostra edizione.

Dovrete leggere tutto il romanzo però, per capire che non siete soddisfatti di quanto avete letto, che non avete ancora compreso a fondo, che le cose sono avvolte da una patina di incertezza.

E' come nella vita vera; le cose sono o più semplici o più complesse di come le pensiamo noi.

Roth ci racconta questa storia attraverso le gesta del protagonista, "lo Svedese", ma introduce, qua e là, i punti di vista di altri personaggi, generando una confusione voluta.

Non abbiamo più il problema di capire il perchè delle sciagure occorse allo Svedese, in quanto siamo costretti a fermarci prima, chiedendoci cosa sia realmente accaduto.
Non siamo in grado di dire quali siano stati gli eventi più importanti, perchè di volta in volta, a seconda del punto di vista, ne vengono ipertrofizzati alcuni e sminuiti altri.
Più volte durante la lettura ci sembra di essere arrivati al punto, di avere appena appreso l'elemento fondamentale da analizzare e comprendere, ma invariabilmente il nostro desiderio di trovare la Risposta viene frustrato.

E' interessante notare una finezza con cui siamo introdotti nel limbo di questo romanzo.
La storia ci viene raccontata dall'alter ego di Roth nel libro, ovvero uno scrittore ebreo di nome Zuckerman, che si interessa della vita dello Svedese per averlo conosciuto da giovane.
Questi precisa quasi subito che parte di quello che ci racconterà (e non sappiamo quale parte), non è frutto delle ricerche da lui condotte, ma di sue fantasie.
Ovviamente questo non cambia un bel nulla ai fini della storia (che, giova ricordare a chi si fosse perso, è tutto frutto della fantasia di Roth).
Tuttavia noi sappiamo bene quali siano i sentimenti di ammirazione e proiezione che Zuckerman nutre per lo Svedese e pertanto dovremmo tenere conto anche della lente deformante attraverso cui guardiamo a questa storia.

A mio giudizio è estremamente importante l'ambientazione cronologica e geografica. Newark degli anni '60 è stata più di una città come un'altra. Andrebbe studiato ciò che accaduto in quella parte di America dove tutte le diverse etnie del mondo si sono riunite, producendo un esperimento culturale del tutto nuovo.
I figli degli immigrati di ogni angolo del pianeta, con le loro enormi diversità, venivano cresciuti e tenuti insieme dal mito del sogno americano.
Quel sogno un po' di plastica che si sgretola attraverso le pagine di Pastorale Americana.
A queste persone Roth parla apertamente, rivolgendosi ai suoi vecchi compagni di scuola.

Questa storia trasuda "ebraismo" da tutti i pori, e non nella misura in cui il protagonista e lo scrittore sono ebrei, ma per il modo in cui i dubbi non trovano risposte, se non la risposta di smettere di cercare risposte.

In alcuni momenti del libro ho avuto la sensazione che Roth indugiasse troppo sulla psiche del suo protagonista.
Personalmente preferisco empatizzare io con un personaggio, senza che mi si dica cosa sta provando in quel momento. Mi piace che l'autore si limiti sommessamente a raccontare i fatti. Tanto, se è bravo, da qualche parte ci incontreremo.