Quella bestia era ancora lì. Come tutte le mattine. Ritta sulle sue zampe posteriori. Cerulea sotto il sole. Lo sguardo insolente, come per irriderci. Era simile ad un comune roditore, ma ben più grande. Diventava furiosa se qualcuno si avvicinava. Non riesco nemmeno a ricordare il giorno in cui si presentò per la prima volta. Ormai era lì da sempre. Ricordo che un giorno ci procurò delle ferite profonde, ci mancò poco perché ci uccidesse.
Così, come ogni giorno, ci lanciava la sua sfida. Sfida che avevamo a nostre spese imparato a non raccogliere. Dopo averle tentate tutte, la ignoravamo quasi: rassegnati.
Non che mi sarebbe dispiaciuto mandarla via, anzi sarebbe stato un grosso sollievo. Direi quasi che le nostre vite ne avrebbero giovato sensibilmente. Infatti, anche se non ricordavo più cosa si provasse a non vederla, sentivo che saremmo stati meglio. Ciò che si prova liberandosi di qualcosa è ben diverso dal vivere senza aver coscienza che quella cosa esista.
È vero anche che ormai la ignoravamo gran parte del tempo, ma era impossibile passare un’intera giornata senza considerarla. In qualsiasi momento infatti potevi ritrovartela davanti, con il colore del suo manto che ti restava impresso a lungo. Tutto quello che potevi fare era cambiare strada.
Si, avremmo voluto liberarcene. Ma come si fa?
19-05-2006
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