lunedì 20 aprile 2009

There's a gap in between



Finalmente torno ad interessarmi di cose importanti: calcio. Si è fatto un gran parlare in questi giorni della differenza tra calcio italiano e quello d'oltremanica. Credo che Caressa nel preview del derby d'Italia ha ben fotografato la situazione quando ha detto che quella partita serviva per rilanciare l'immagine del calcio italiano nel mondo. Lo spettacolo penoso che ne è seguito ha reso più evidenti le differenze.
In Italia si pratica un calcio lento e frammentato, direi sostanzialmente vecchio. Premetto subito che le retroguardie di solito sono meglio messe in Italia che nel resto d'Europa. Tuttavia la scarsa propensione al possesso palla, l'utilizzo smodato di lanci lunghi e la lentezza nella costruzione del gioco, annichiliscono quanto di buono si fa in difesa. Se lasci sempre l'iniziativa agli avversari, non ribatti colpo su colpo, non sei costantemente minaccioso, anche se in contropiede, alla fine la tua difesa, per quanto buona, capitola.
Il gioco lento e prevedibile finisce col rendere di capitale importanza i piccoli episodi, i calci da fermo. Bisognerebbe accompagnare con più uomini la manovra, cercare il possesso e la rapida circolazione di palla. Per fare questo innanzitutto si dovrebbe perdere la pessima abitudine di fare migliaia di falli, di stare a terra cinque minuti dopo ogni contatto. Non ne faccio una questione solo di spettacolarità, ma di ritmo. Non puoi pensare di giocare al calcio se le squadre fanno ostruzionismo dal primo minuto di gioco. In Europa si lascia correre, i simulatori sono ammoniti, e gli avversari non perdono mai tempo e portano una pressione continua.
In Italia attualmente ci sono due esempi di squadre che si ispirano ad una concezione più moderna del gioco. Il Genoa è la squadra che di base utilizza più effettivi per l'azione offensiva. Non puoi concedergli spazi, e soprattutto se ti trovi in svantaggio è un bel problema. I limiti della squadra di Gasperini sono però nella pochezza delle soluzioni a difesa schierata. Le squadre che aspettano nella loro metà campo e intasano gli spazi rendono l'azione del grifone molto stucchevole. Ci sono troppi pochi tagli e movimenti di va e vieni dietro la linea del fuorigioco, i tocchi sono raramente di prima.
L'altro esempio proviene dalla Sardegna. Il Cagliari produce un gioco spumeggiante, simile a quello del Genoa ma con maggiore velocità, meno tocchi e più movimento. I riferimenti sono veramente pochi per i difensori avversari, i giocatori si scambiano di ruolo di continuo, anche grazie alle loro caratteristiche tecniche, e i terzini sono sempre a supporto. La difesa è schierata a 4 e secondo me anche questo è un vantaggio rispetto al Genoa. Ovviamente per limiti tecnici non vedrete il Cagliari battagliare con il Man U, ma è sicuramente la squadra più "europea" che abbiamo.
Le cosiddette grandi invece non hanno grandi idee con la palla tra i piedi, il loro attacco non sa cosa vuole e si aspetta la soluzione del singolo. Sinceramente c'è un abisso tra il Barca e l'Inter ad esempio: vedere per credere. Con questo non dico che il gap non è colmabile (anche perché spendendo i quattrini si possono fare le squadre da capo in pochi giorni..) e il fatto che se ne parli così tanto può aiutare ad intraprendere un processo di "europeizzazione".

1 commento:

  1. Avrei voluto commentare questo post...ma poi a pensarci bene lo abbiamo fatto troppe volte di persona :-)

    RispondiElimina