martedì 24 febbraio 2009

Bohème




In un tempo lontano e in un paese immaginario (la Francia dell'800) le persone al di fuori delle logiche e delle convenzioni sociali, artisti o artistoidi che fossero, si riteneva provenissero dalla boemia per i loro modi da gitani. In realtà i gitani non vengono affatto dalla boemia, ma il termine bohème è sopravvissuto alle sue erronee origini.
Tuttavia quando lo si applica al mondo del pallone le sue connotazioni geografiche tornano valide, perché da quella terra proviene un personaggio fuori dagli schemi, un vero bohème, Zdenek Zeman.
Smilzo, consumato dal fumo, amimico e con una voce che pare provenire dall'oltretomba, quest'uomo ha fatto della lealtà, attacco e zona, il suo vangelo a cui non ha mai disobbedito. Questa tensione integralista è probabilmente stata il suo limite più grande, ma un uomo che non si piega, un uomo di principi, in questo calcio e per di più in questo paese non può non essere apprezzato. In alcuni suoi celebri aforismi si riassume la sua filosofia.


"Non c’è nulla di disonorevole nell’essere ultimi. Meglio ultimi che senza dignità."
"Mio padre mi voleva medico. Come lui. Meno male che non è andata così."
"Dovrei parlare di arte? Di politica? Di economia? Io sono uno che sta nel calcio, se un giornalista viene da me lo fa perchè vuole avere un'opinione competente, altrimenti fuori dal calcio io sono uno qualunque e il mio parere conta come quello di un contadino. Eppure dal contadino non va nessuno."
"Raramente mi capita di dire una bugia. Per questo mi sento solo. E' un mondo, il nostro, in cui se ne dicono tante."
"Non è vero che non mi piace vincere: mi piace vincere rispettando le regole."
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L'ultima frase è dedicata a chi lo accusava di aver parlato di doping ( ..si sono dimostrate le sue ragioni..) solo per gelosia.

Il sistema di gioco del tecnico ceco, diplomatosi con una tesi sulla medicina nello sport all'Isef di Palermo (dove si trovava per sfuggire all'invasione russa di quella che era la cecoslovacchia) , è solo e inevitabilmente il 4-3-3.
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"Modulo e sistemi di allenamento non li cambierò mai, qui a Roma come in un'altra città. Per coprire il campo non esiste un modulo migliore del 4-3-3."
"E' il modo più razionale per coprire gli spazi perchè non esiste giocatore che non lo può fare"
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In fase di possesso palla lo schema prevede due ali larghe sulle fasce, un centrocampista centrale dotato di visione di gioco e lancio, due interni capaci di sganciarsi e con polmoni d'acciaio, i terzini in costante sovrapposizione e una punta centrale. Un'azione tipica si sviluppa con un lancio del centrocampista centrale per l'ala che al momento della ricezione è il vertice di un triangolo formato anche dall'interno e dal terzino. A questo punto il terzino si sovrappone e l'ala può decidere di servirlo, oppure rientrare per la possibilità di tiro o cross (le ali giocano sulla fascia opposta a quella del loro piede preferito) oppure appoggiarsi dietro sull'interno.
Alla base del sistema c'è una completa copertura del campo da gioco grazie ad una partecipazione di molti uomini all'azione offensiva. La rapidità dei tocchi di prima produce le difficoltà della difesa nel chiudere tutte le opzioni al portatore di palla.
Le squadre di ZZ hanno sempre preso molti gol, ma non perchè l'aspetto difensivo non fosse curato dal mister. Il sistema difensivo è anzi abbastanza complesso e anche rischioso, ed è caratterizzato dalla volontà di recupera il pallone attraverso il pressing e non con l'estenuante attesa dell'errore altrui. Ovviamente la disposizione è a zona..

"Da piccolo a Praga mi dissero 'prendi quella posizione' e mai 'prendi quell'uomo': da quel giorno non ho più cambiato idea, sarebbe stata la zona il mio modulo di gioco ideale."

La difesa è altissima, gli spazi sono tutti coperti e rapidamente aggrediti, ma un errore sulla linea del fuorigioco può improvvisamente spianare dell'autostrade a tre corsie per la porta. I difensori sono spesso in situazione di uno contro uno, seppure il lavoro del centrocampo è quello di far ricevere palla solo in posizioni obbligate e prevedibili, questo espone ad una forte pressione il difensore che non può sbagliare, nè fare fallo, pena l'espulsione. Il portiere in questo sistema è spesso sollecitato, con uscite a volte disperate e retropassaggi continui che lo impegnano con i piedi.
Il meccanismo ideato dal boemo è un congegno letale se applicato alla perfezione, ma anche una trappola micidiale al minimo errore di esecuzione. Quando ciò accadeva Zeman diceva:

"Io alleno, ma non posso scendere in campo e giocare."



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